venerdì 18 maggio 2018

Videosorveglianza... Vantaggio o controllo?

Appena rientrata mi sono imbattuta nell'istallazione delle telecamere, fino ad oggi non presenti nel nostro negozio.

La mitica video sorveglianza è una materia vecchia, già regolamentata dall'articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori, perché si sa che il controllo a distanza è un argomento molto caldo, allora come oggi... Gli impianti di videosorveglianza dovrebbero servire per preservare dai furti e/o danneggiamenti il patrimonio aziendale e dovrebbero avere una qualche utilità rispetto ai rischi sociali, per esempio come deterrente in caso della classica rapina in cassa, oppure in caso di denuncia dopo la rapina stessa.

Ma perché il controllo a distanza tradizionalmente non ci piace?


Innanzitutto perché spesso non è la soluzione a nessuno dei problemi che ho citato sopra: infatti molte volte non c'è alcun dato storico su rapine o aggressioni, ma le telecamere sono un investimento ormai ovvio, che viene dato quasi per scontato dalle aziende. Nel nostro caso dopo 20 anni di apertura non credo che la priorità sia preservare salute e sicurezza.
Lo scopo principale è di sicuro la tutela del patrimonio, anche se credo che maggior presenza e presidio umano in assistenza alla clientela, con maggior investimento sulle persone e i lavoratori, sulle loro competenze e capacità potrebbero dare risultati migliori della solita ricetta di produttività veloce delle aziende che punta tutto sul vecchissimo "tempi e metodi"... Ma tant'è.
Il controllo a distanza non ci piace perché troppe volte le informazioni fornite dalle videocamere (e da tutte le forme di controllo esistenti, dal GPS ai sistemi di rilevamento della posizione, etc) vengono utilizzate in modo inappropriato per avere notizie sui dipendenti che non è leale e legale avere...

Il Jobs Act ha modificato anche questa materia, aggiungendo tutti gli altri dispositivi introdotti dall'innovazione tecnologica che ai tempi della legge non erano previsti e lasciando un certo spazio di contestazione disciplinare su tutti gli strumenti aziendali dati in uso: vi invito a leggere cosa ne dicono le controparti a questo link, soprattutto il capitolo 6.
Per questo motivo non sottovaluterei tutti quei dispositivi che ormai si stanno diffondendo nell'uso quotidiano non solo nella logistica (aveva fatto giustamente rumore la vicenda del braccialetto elettronico di Amazon e poi di Leroy Merlin), ma anche i banalissimi smartphone con app varie che vengono ormai messi a disposizione in azienda per la gestione del lavoro quotidiano. Alcuni mi hanno fatto notare che gli smartphone individuali si vanno ad aggiungere all'inquinamento elettromagnetico già potenzialmente alto, a me invece preme di più capire se ci sono implicazioni diverse, come il controllo delle pause e degli orari, oppure della velocità di esecuzione di una mansione, oppure ancora in termini di quantità di incarichi e carichi di lavoro.

Insomma, essere smart è essere più controllabili?

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