venerdì 25 maggio 2018

Diritto di sciopero

Scioperare è un diritto.

L'articolo 40 della nostra Costituzione prevede che il diritto di sciopero venga espresso secondo le leggi che lo regolamentano. Oltre a quanto previsto eventualmente dai contratti collettivi, la legge principale che determina l'incompatibilità tra diritto di sciopero e diritti altrui è la 146 del 1990, che stabilisce in quali casi un servizio pubblico essenziale non possa essere interrotto dall'agitazione collettiva per eccellenza. Questa legge ha lo scopo di tutelare e contemperare tutti i diritti in campo rispetto a quello di sciopero e riguarda ovviamente alcune tipologie di settori, stabilendo regole e limiti precisi alla proclamazione di scioperi e sanzioni alle sigle sindacali che non li rispettano: stiamo parlando di diritti prioritari come quello alla salute, all'istruzione, i motivi igienico sanitari, alcuni trasporti e la sicurezza aerea o autostradale, la pubblica sicurezza, la tutela del patrimonio artistico e culturale e così via. Infatti di solito sono coinvolti dalla definizione di servizio pubblico essenziale i siti ospedalieri, alcuni trasporti, alcuni servizi legati alle telecomunicazioni, i tribunali e gli altri servizi di pubblica utilità.

Insomma, tutto ciò che è lavoro nel settore privato e nel commercio non è affatto un servizio pubblico essenziale.

Nonostante questa semplice constatazione, negli anni sono aumentati gli attacchi portati al diritto di sciopero: ricordate la polemica mal riposta sul diritto di assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici del Colosseo a Roma? L'assemblea sindacale non è sciopero, ma si fece un clamore terribile e si decretò d'urgenza per limitare il diritto di sciopero nei settori dei beni culturali (fino ad allora era un servizio pubblico essenziale garantire conservazione e sicurezza dei beni culturali, non la loro fruibilità al pubblico).
Nei giorni scorsi è stata rivista la normativa per i trasporti, raddoppiando il periodo di garanzia tra uno sciopero e l'altro, mentre già pochi mesi prima era stata un'azienda del trasporto aereo low cost, Ryan Air, a gridare allo scandalo per l'agitazione sindacale e poi il primo sciopero italiano della compagnia.
Nella mia esperienza di funzionaria e segretaria nella Filcams non poche difficoltà si avevano con i servizi in appalto di enti pubblici e con la Commissione di Garanzia Sciopero, che però il più delle volte non avevano un bel nulla di essenziale: un conto è garantire le pulizie di un ufficio e un altro quelle di una sala operatoria di un ospedale...

Perché tutto questo astio verso il diritto di sciopero in Italia e invece tanta ammirazione da tastiera quando si parla degli scioperi francesi?
Siamo uno strano Paese: nel secondo dopoguerra abbiamo conquistato diritti sindacali e sul lavoro insperati, tanto che lo sciopero politico è praticato e ammesso da decenni (cosa non scontata, dopo gli anni di piombo e visto che in altri Paesi europei è espressamente vietato), e poi nel quotidiano ammiriamo certe prese di posizione contrarie alle agitazioni sindacali?
Lo sciopero è lo strumento principe della rivendicazione sindacale democratica, è lotta legittima e organizzata. Il sindacato non si può limitare a fare testimonianza e campagne di comunicazione, non è promotore di eventi o di informazione e cultura (non solo, insomma! A quello ci pensano già mille tecnici e consulenti che dovrebbero essere al servizio di fini superiori: non amo i tecnici, si sa!), dovrebbe essere soggetto di rappresentanza, denuncia e lotta per i diritti.

Cosa ci manca oggi nei posti di lavoro?

Quasi tutto... Lavoro sicuro e stabile, salario decente e contratto collettivo.
Pensiamoci ogni tanto: scioperare è un diritto.

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