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domenica 11 novembre 2018

Congresso Cgil: a che punto siamo?

Come ho scritto in post precedenti, l'estate e l'autunno 2018 sono stati impegnati dal XVIII Congresso della Cgil. Dopo la consultazione degli iscritti nei posti di lavoro, sono già terminate le istanze superiori, provinciali e regionali di categoria e il confederale di Torino. Mancano ancora il congresso nazionale della Filcams a fine mese di novembre e poi a gennaio la tappa finale della Cgil nazionale.
In prima persona ho avuto l'onore di partecipare in modo attivo a tutte la fasi, prima presentando il documento alternativo Riconquistiamo Tutto in 415 assemblee dal 16 luglio al 5 ottobre insieme a tanti altri delegate e delegati sindacali della Filcams in azienda come me (una vera impresa, contando che il documento di maggioranza viene appoggiato ed è stato presentato dai funzionari che a tempo pieno si dedicano all'attività sindacale un po' in tutta Italia), poi intervenendo ai congressi provinciali e regionali.

Sono stata eletta in vari direttivi e continuerò a portare il mio contributo, in Cgil come in azienda: vogliamo il contratto collettivo, ormai scaduto e quasi dimenticato da tutti, senza confidare negli accordi interconfederali che hanno solo introdotto deroghe mai viste nei nostri settori (ne riparlerò per bene, in altro post...); vogliamo riconquistare i diritti persi (l'articolo 18 per i nuovi assunti, ma anche il diritto al festivo, visto che ancora per chi è part time e flessibile avere una festività retribuita è un miraggio anche da Decathlon!); vogliamo condizioni di lavoro sicure e non raffazzonate; vogliamo orari di lavoro decenti e vogliamo smettere di sperare nel politico di turno che promette interventi legislativi ad hoc come per le domeniche lavorative; vogliamo autonomia e protagonismo nei posti di lavoro per tornare a chiedere livelli adeguati e chiarezza sulle mansioni.

Vogliamo anche chiaramente che la nostra Cgil combatta questo Governo becero, maschilista e razzista con una stagione nuova di mobilitazione senza timidezza.


Il mio intervento al congresso della Filcams Piemonte del 25 ottobre e quello al congresso della Cgil di Torino del 30 ottobre.

lunedì 13 agosto 2018

XVIII Congresso Cgil: pausa estiva!

Come ho accennato in un post di qualche settimana fa, sono partite le assemblee sindacali in tutti i luoghi di lavoro per consultare le iscritte e gli iscritti della Cgil sul programma dei prossimi 4 anni: è il Congresso, baby!

A Torino per la nostra categoria le assemblee sono iniziate solo il 16 luglio e proseguite fino al 1 agosto, con una trentina di posti di lavoro finora consultati e parecchio ritardo nell'avvio della macchina congressuale. Insieme ad altre delegate e delegati come me sono stata impegnata a presentare in queste prime assemblee il documento Riconquistiamo Tutto, dell'area Sindacato è un'altra cosa, "volgarmente" detto il documento 2, che si pone lo scopo di proporre un deciso cambiamento rispetto alla linea seguita dalla Cgil nei 4 anni passati, soprattutto per un semplice motivo: la situazione per le lavoratrici e i lavoratori è peggiorata sempre di più, sia per quanto riguarda la protezione del salario e del potere d'acquisto (siamo più poveri, insomma), sia per la scomparsa di diritti base (siamo meno tutelati) dal Jobs Act in poi, quindi l'idea della continuità con quanto fatto finora non ha alcun senso, a meno che non ci vogliamo condannare da soli a rassegnazione e inefficacia.
Io non ne ho nessuna voglia, voi?

Fino al 20 agosto la consultazione è ferma per la pausa estiva, ma riprenderà per tutto il mese di settembre e fino al 5 ottobre in tutti i luoghi di lavoro.
Se ancora non avete avuto notizie dell'assemblea sindacale da voi e vi ho almeno incuriosito, fatemi un fischio, oppure chiedete subito al vostro delegato in azienda.

Ma adesso andiamo ai contenuti: nel post che ho già citato avevo iniziato a declinare in chiave "decathloniana" le 10 parole chiave del documento 2, continuo oggi con altre tre.

#orario
La flessibilità e il part time sono i nostri grandi problemi: si lavora poco (30 ore a settimana sono una chimera) e con esasperata variazione di orari giorno dopo giorno, domenica dopo domenica. Bisogna aprire una vertenza nazionale sugli orari di lavoro: non si lavora per divertimento o per riempitivo e nemmeno per sport, come teorizzavano i guru di Foodora...

#dignità
Riconquistare la tutela piena e universale dell'articolo 18 è una assoluta priorità: per i nuovi assunti a tutele crescenti, ma anche contro i licenziamenti per pseudo motivi economici. La raccolta firme per referendum e legge di iniziativa popolare della Cgil non ha funzionato, dobbiamo tornare a rivendicare la libertà dai ricatti e dalla discriminazione: sostituirsi alla politica o confidare nel nuovo Decreto Dignità (...) non vanno bene.

#salute&sicurezza&ambiente
Di lavoro si muore ogni giorno, sempre di più e quasi sempre per inadempienze da parte delle aziende, che cercano di recuperare produttività tagliando i costi della sicurezza: ecco perché sono omicidi sul lavoro!
Si deve tornare a protestare e pretendere sicurezza. E ve lo dico come primo RLS di nomina sindacale che la nostra azienda abbia mai avuto: si può e si deve fare!

Per questi e altri motivi al Congresso della Cgil, vota il documento 2!

#riconquistiamoTutto

domenica 15 luglio 2018

XVIII Congresso Cgil: si parte!

Come ho avuto modo di accennare tempo fa, il mio rientro dall'aspettativa sindacale coincide col congresso della Cgil: un lungo percorso che ha portato la nostra Organizzazione a elaborare due documenti alternativi per i prossimi 4 anni. Ogni quadriennio infatti tutta la Cgil discute delle proprie linee e azioni per il prossimo futuro e ricambia anche i ruoli di dirigenza e le persone che li ricoprono (che non possono mai restare in carica come Segretari, cioè "ministri" o "governatori", se dovessimo fare un paragone con la politica, più di due mandati congressuali di 4 anni):  il tutto viene affidato in modo democratico al voto di preferenza dei destinatari dei programmi, cioè i lavoratori e le lavoratrici, riuniti in assemblea sindacale nel loro posto di lavoro. Meglio di così!
Del resto il sindacato non è altro che un'associazione di lavoratori con lo scopo di autotutelarsi e darsi solidarietà reciproca, quindi devono essere i soci iscritti a dover scegliere cosa li rappresenta di più tra gli indirizzi proposti: mi pare il minimo sindacale!
Entrambi i documenti ovviamente prendono le mosse da quanto è successo nei 4 anni passati e dai risultati ottenuti oppure da quanto è peggiorato ed è ancora da affrontare. Ed è proprio da questa premessa che io ho fatto la mia scelta e insieme a tanti altri delegate e delegati della Filcams, la categoria del commercio e terziario a cui sono iscritta, ho scelto di appoggiare il documento "di minoranza" intitolato Riconquistiamo Tutto, cioè quello che alla presentazione ha raccolto meno adesioni tra i dirigenti sindacali già eletti negli organi direttivi uscenti dallo scorso quadriennio, sia funzionari a tempo pieno della Cgil (come sono stata io dal 2013 a pochi mesi fa), sia in misura numericamente inferiore delegati dai posti di lavoro.
In un appello che abbiamo pubblicato on line si trovano alcune delle motivazioni di questa scelta, ma la ragione più semplice e generale è una sola: non possiamo continuare ad aspettare con rassegnazione che le cose cambino e la politica si occupi di lavoro; dobbiamo essere autonomi dalla politica e riprendere la nostra capacità di azione sindacale più arcaica e autentica e tornare a protestare e scioperare.
Legge Fornero e Jobs Act hanno cambiato il mondo del lavoro, ci siamo impoveriti e abbiamo meno diritti: la strategia usata finora non è bastata. Tutto qui.

Non amo parlare di candidati illustri o di chi sarà il prossimo Segretario Generale dopo Susanna Camusso, questo tipo di visione interessa forse di più la stampa o l'opinione pubblica, perché un leader noto è sempre una notizia; a me interessa di più capire cosa farà il prossimo rappresentante nazionale massimo della mia Organizzazione e come, entrambe cose che verranno indicate dal passaggio congressuale di base, non certo su sua iniziativa (altrimenti avremmo fondato una monarchia sindacale, no?).

La sintesi del documento che ho scelto di appoggiare individua in 10 parole d'ordine il programma che dovremmo portare avanti tutti insieme. In questo post in brevissimo parlerò delle prime 3 e di come si possono declinare per un lavoratore di Decathlon come me (per il testo integrale seguite i link sopra).

#contratto&salario
Il contratto collettivo nazionale è l'unico strumento equo e non calato dall'alto per concessione (come fanno invece le aziende) per definire diritti, regole e aumenti dello stipendio. Il nostro contratto collettivo è scaduto dal 31 dicembre del 2013 ed è rimasto fermo senza alcun avanzamento; i nuovi assunti sono i più tartassati, ma nessuno sta meglio, soprattutto dalle liberalizzazioni in poi: vogliamo tornare a chiarezza e diritti attraverso il contratto collettivo per non perdere ancora salario e potere di acquisto.

#altraEconomiaPolitica
L'Europa dovrebbe essere promotrice di pace e integrazione; dovrebbe esportare democrazia e diritti, anche per i lavoratori e le lavoratrici. Invece i sindacati europei hanno un ruolo marginale, di pura informazione attraverso i Cae e non certo una funzione rivendicativa; non esiste parità tra come si muovono le aziende per evitare tasse e costi della manodopera e come invece si possono ottenere diritti maggiori per tutti. Vogliamo tassazione giusta delle rendite e dei capitali e più potere a chi lavora in Europa.

#pensioni
La Legge Fornero è fortemente ingiusta e va abolita: non si può lavorare fino a 67 anni o per 43 anni, pensando che se l'aspettativa di vita cresce, allora si può lavorare sempre di più! Per chi è part time poi la situazione sarà tragica...

To be continued...

venerdì 25 maggio 2018

Diritto di sciopero

Scioperare è un diritto.

L'articolo 40 della nostra Costituzione prevede che il diritto di sciopero venga espresso secondo le leggi che lo regolamentano. Oltre a quanto previsto eventualmente dai contratti collettivi, la legge principale che determina l'incompatibilità tra diritto di sciopero e diritti altrui è la 146 del 1990, che stabilisce in quali casi un servizio pubblico essenziale non possa essere interrotto dall'agitazione collettiva per eccellenza. Questa legge ha lo scopo di tutelare e contemperare tutti i diritti in campo rispetto a quello di sciopero e riguarda ovviamente alcune tipologie di settori, stabilendo regole e limiti precisi alla proclamazione di scioperi e sanzioni alle sigle sindacali che non li rispettano: stiamo parlando di diritti prioritari come quello alla salute, all'istruzione, i motivi igienico sanitari, alcuni trasporti e la sicurezza aerea o autostradale, la pubblica sicurezza, la tutela del patrimonio artistico e culturale e così via. Infatti di solito sono coinvolti dalla definizione di servizio pubblico essenziale i siti ospedalieri, alcuni trasporti, alcuni servizi legati alle telecomunicazioni, i tribunali e gli altri servizi di pubblica utilità.

Insomma, tutto ciò che è lavoro nel settore privato e nel commercio non è affatto un servizio pubblico essenziale.

Nonostante questa semplice constatazione, negli anni sono aumentati gli attacchi portati al diritto di sciopero: ricordate la polemica mal riposta sul diritto di assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici del Colosseo a Roma? L'assemblea sindacale non è sciopero, ma si fece un clamore terribile e si decretò d'urgenza per limitare il diritto di sciopero nei settori dei beni culturali (fino ad allora era un servizio pubblico essenziale garantire conservazione e sicurezza dei beni culturali, non la loro fruibilità al pubblico).
Nei giorni scorsi è stata rivista la normativa per i trasporti, raddoppiando il periodo di garanzia tra uno sciopero e l'altro, mentre già pochi mesi prima era stata un'azienda del trasporto aereo low cost, Ryan Air, a gridare allo scandalo per l'agitazione sindacale e poi il primo sciopero italiano della compagnia.
Nella mia esperienza di funzionaria e segretaria nella Filcams non poche difficoltà si avevano con i servizi in appalto di enti pubblici e con la Commissione di Garanzia Sciopero, che però il più delle volte non avevano un bel nulla di essenziale: un conto è garantire le pulizie di un ufficio e un altro quelle di una sala operatoria di un ospedale...

Perché tutto questo astio verso il diritto di sciopero in Italia e invece tanta ammirazione da tastiera quando si parla degli scioperi francesi?
Siamo uno strano Paese: nel secondo dopoguerra abbiamo conquistato diritti sindacali e sul lavoro insperati, tanto che lo sciopero politico è praticato e ammesso da decenni (cosa non scontata, dopo gli anni di piombo e visto che in altri Paesi europei è espressamente vietato), e poi nel quotidiano ammiriamo certe prese di posizione contrarie alle agitazioni sindacali?
Lo sciopero è lo strumento principe della rivendicazione sindacale democratica, è lotta legittima e organizzata. Il sindacato non si può limitare a fare testimonianza e campagne di comunicazione, non è promotore di eventi o di informazione e cultura (non solo, insomma! A quello ci pensano già mille tecnici e consulenti che dovrebbero essere al servizio di fini superiori: non amo i tecnici, si sa!), dovrebbe essere soggetto di rappresentanza, denuncia e lotta per i diritti.

Cosa ci manca oggi nei posti di lavoro?

Quasi tutto... Lavoro sicuro e stabile, salario decente e contratto collettivo.
Pensiamoci ogni tanto: scioperare è un diritto.

mercoledì 2 maggio 2018

Congresso della Cgil

Il 2018 è già un anno complesso, nonostante siamo solo a quasi metà anno!
Dopo le elezioni politiche del 4 marzo di cui ancora attendiamo gli esiti rispetto alla formazione dell'esecutivo, il 2018 sarà anche l'anno del congresso della Cgil (a questo link tutto il materiale): ogni 4 anni la Cgil lancia i suoi obiettivi per i successivi 4 anni e rinnova il suo assetto politico, vertici compresi, con il percorso congressuale. Il Congresso è il momento più alto della vita partecipativa e attiva di un iscritto.

Quest'anno il percorso congressuale è già iniziato: infatti si sta procedendo a esaminare nella assemblee generali delle categorie (i "parlamentini") e di tutti gli altri livelli dell'Organizzazione una bozza di documento in cui sono presentati i temi portanti per i prossimi anni. Per la prima volta si può emendare e integrare il documento prima che venga presentato ufficialmente, ma soprattutto si può iniziare a misurare la sua adeguatezza alle realtà lavorative dei vari settori e categorie.
Stamattina si è tenuta l'assemblea della Filcams Piemonte per provare a portare a sintesi le varie assemblee provinciali e a fine mese si terminerà il percorso fino alla stesura del documento definitivo che verrà poi presentato e votato nei singoli posti di lavoro con delle assemblee ad hoc da metà giugno.
Questo percorso non esclude che possano esserci documenti alternativi: il bello della dialettica e della democrazia.

Nella grande distribuzione i problemi sono tanti, ma possiamo condensarli in alcune parole chiave: flessibilità esasperata, part time non richiesto, stipendio basso (e contratto collettivo non rinnovato!), orari di lavoro impossibili (domeniche e festivi compresi).
E poi: come stanno le donne al lavoro?
Cosa è andato storto negli anni appena passati? Che fare?

Il sindacato non serve solo a individuare i problemi, ma dovrebbe provare a risolverli insieme.

Nei prossimi post proverò ad aggiornarvi sugli sviluppi della discussione, a presto!